Ok, ci siamo. Hai presente quella sensazione di sorpresa e un pizzico di suspense quando apri un pacchetto di figurine? Ecco, le “loot box” nei videogiochi (e non solo) sono un po’ così, ma in versione digitale. Magari le hai già incrociate senza sapere bene cosa fossero, oppure ne hai sentito parlare e ti sei chiesto come diavolo funzionano.

In questa guida, ti spiegherò in modo chiaro e diretto tutto quello che devi sapere sulle loot box. Vedremo insieme:

  • Cosa sono esattamente: Definizione semplice e senza fraintendimenti.
  • Come funzionano: Cosa c’è dentro, come si ottengono e perché creano dipendenza (a volte).
  • Perché fanno tanto discutere: I pro, i contro e le polemiche che le circondano.
  • Esempi concreti: Dove le trovi e come vengono usate.

Insomma, se ti sei mai chiesto cosa si nasconde dietro queste scatole virtuali e perché sono così importanti (e controverse) nel mondo dei giochi, sei nel posto giusto. Se sei un curioso, questa guida ti aprirà un mondo. Se sei un designer, ti darò gli strumenti per capire come usare (e non abusare!) di questa meccanica nei tuoi progetti. Preparati, si aprono le danze… e le scatole!

Come funzionano

Ok, entriamo nel vivo. Come funzionano ste benedette loot box? In realtà, il meccanismo è abbastanza semplice, ma ci sono alcuni aspetti da tenere a mente.

L’elemento chiave, il cuore pulsante della loot box, è la casualità. Non sai mai di preciso cosa troverai dentro. È un po’ come grattare un Gratta e Vinci: speri nel colpaccio, ma potresti ritrovarti con un “ritenta sarai più fortunato”. Questa casualità è gestita attraverso un sistema di probabilità, spesso chiamato “drop rate”. In pratica, ogni oggetto o premio ha una certa probabilità di apparire nella tua loot box. Ad esempio, potresti avere l’80% di probabilità di trovare un oggetto comune, il 15% di trovarne uno raro e solo il 5% di beccare quello super speciale e fighissimo che tutti vogliono. Questi numeri possono essere fissi o variare a seconda del gioco o dell’applicazione.

Ma cosa ci trovi dentro ‘ste scatole magiche? Le ricompense possono essere di vario tipo. Nei videogiochi, spesso si tratta di oggetti cosmetici (skin per i personaggi, vestiti, ecc.) che non ti danno vantaggi nel gioco, ma ti fanno “bello”. Poi ci sono i potenziamenti, che invece ti danno una mano concreta (armi più forti, più vite, ecc.). Altre volte trovi valuta virtuale da spendere nel gioco o nell’app per comprare altre cose, loot box incluse (eh sì, un circolo vizioso!).

E l’esperienza di apertura? Anche quella fa la sua parte! Di solito c’è un’animazione, magari una cassa che si apre, delle luci, dei suoni… Tutta una messinscena per creare un po’ di suspense e aumentare l’eccitazione nel momento della rivelazione. È l’attesa della “sorpresa” che spesso ci spinge ad aprirne un’altra e un’altra ancora.

Un’ultima cosa importante da sapere è il legame stretto tra loot box e microtransazioni. Spesso, per ottenere le loot box, devi spendere soldi veri. Compri una chiave, dei crediti, o direttamente la cassa. Questo è il modello di business di molti giochi e app che usano questa meccanica. Quindi, ricapitolando, la casualità, le probabilità, le ricompense e l’esperienza di apertura sono gli ingredienti principali di una loot box. Ora che hai capito come funzionano, nel prossimo capitolo vedremo perché ci piacciono (o ci fanno arrabbiare) così tanto!

Perché ci attraggono così tanto?

Perché ‘ste loot box ci fanno così tanto impazzire? Non è solo questione di fortuna, c’è un bel po’ di psicologia in ballo.

Il primo ingrediente segreto è il fascino della ricompensa variabile. In pratica, non sai mai cosa ti capita, e questa incertezza è intrigante. Pensa alle slot machine: non vinci sempre, ma la possibilità di vincere qualcosa di grosso ti tiene incollato. Con le loot box è lo stesso. Il nostro cervello adora le sorprese, soprattutto quelle potenzialmente positive. È un po’ come quando da piccoli scartavamo i regali: l’emozione era tutta lì, nell’ignoto. La scienza ci dice che questo meccanismo scatena il rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore legato al piacere e alla ricompensa. Ogni volta che apri una loot box, c’è una piccola scarica di dopamina, soprattutto se trovi qualcosa di valore. Anche se non trovi nulla di speciale, il pensiero che la prossima volta potresti essere più fortunato è sufficiente a farti riprovare. È il “forse” che ci frega, in senso buono e a volte meno buono.

Poi c’è un’altra leva psicologica potente: la “Fear of Missing Out” (FOMO), ovvero la paura di perdersi qualcosa di esclusivo. Le loot box spesso contengono oggetti rari o a tempo limitato. Vedere gli altri giocatori o utenti sfoggiare questi oggetti unici può scatenare in noi la paura di rimanere indietro, di non avere “l’oggetto del momento”. Questa paura ci spinge ad aprire più loot box, nella speranza di ottenere anche noi quell’oggetto speciale. È un po’ come la fila fuori dal negozio per l’uscita dell’ultimo modello di smartphone: non vuoi essere l’unico a non averlo.

Infine, è importante toccare un tasto dolente: il legame con il gioco d’azzardo. L’apertura di una loot box ha diverse somiglianze con le scommesse. C’è un investimento (di tempo o di denaro), un risultato incerto e la speranza di una ricompensa di valore. Questa somiglianza è uno dei motivi per cui le loot box sono spesso al centro di discussioni e preoccupazioni, soprattutto per quanto riguarda la loro potenziale influenza sui giocatori più giovani o vulnerabili. Non sto dicendo che ogni loot box è gioco d’azzardo, ma è fondamentale essere consapevoli di questa connessione e usare questa meccanica con molta attenzione, soprattutto quando si progetta un’esperienza di gamification.

Insomma, l’attrazione per le loot box è un mix potente di desiderio di ricompensa, meccanismi cerebrali e dinamiche sociali. Capire questi aspetti è fondamentale se vuoi usare questa meccanica nella gamification, ma anche per essere un consumatore più consapevole. Nel prossimo capitolo vedremo come e quando è sensato (e quando no) usare le loot box nei tuoi progetti.

Loot Box e Gamification: come e perchè usarle

Bene, siamo arrivati al punto cruciale: come possiamo usare le loot box nella gamification? E, soprattutto, perché dovremmo farlo, ma con un occhio di riguardo.

Le loot box, se usate con intelligenza, possono essere uno strumento potente per raggiungere diversi obiettivi di gamification. Uno dei più ovvi è l’engagement. L’incertezza e la possibilità di ottenere una ricompensa interessante possono tenere le persone “sul pezzo”, curiose di vedere cosa succederà la prossima volta che apriranno una scatola. Un altro obiettivo è la monetizzazione, se il tuo progetto lo prevede. Offrire loot box a pagamento può essere una fonte di guadagno, ma qui bisogna fare molta attenzione a non diventare “predatori” e a bilanciare bene il valore percepito con il costo. Infine, le loot box possono contribuire alla retention, ovvero a far tornare gli utenti regolarmente. La speranza di ottenere quell’oggetto raro o di completare una collezione può incentivare le persone a interagire con la tua piattaforma o il tuo sistema più spesso.

Ma come si usano le loot box nella gamification in contesti diversi dai videogiochi? Gli esempi possono essere vari. Pensa a un’app per l’apprendimento delle lingue che offre “scrigni del tesoro” virtuali dopo aver completato una serie di lezioni, contenenti vocaboli extra o bonus per le sfide successive. Oppure a una piattaforma di e-learning aziendale che premia il completamento di moduli formativi con “pacchetti sorpresa” che sbloccano l’accesso a contenuti esclusivi o danno punti bonus per la classifica. Anche in contesti di fitness, potresti immaginare “box motivazionali” dopo aver raggiunto determinati traguardi di attività fisica, contenenti sfide extra o sconti per abbigliamento sportivo.

La chiave per usare le loot box in modo efficace è trovare il giusto equilibrio tra casualità e frustrazione. Se le probabilità di ottenere qualcosa di veramente interessante sono troppo basse, o se il costo per aprire le loot box è eccessivo, gli utenti si sentiranno presi in giro e abbandoneranno il tuo progetto. Ecco alcuni consigli pratici per il design:

  • Sii trasparente sulle probabilità: Indica chiaramente le “drop rate” per ogni tipo di ricompensa. Questo aiuta a costruire fiducia e a evitare accuse di manipolazione.
  • Non rendere le loot box l’unico modo per ottenere oggetti importanti: Offri anche alternative, magari attraverso il completamento di sfide o il raggiungimento di obiettivi specifici.
  • Varia il valore delle ricompense: Non tutte le loot box devono contenere “premi della lotteria”. Anche piccole soddisfazioni e progressi incrementali possono essere gratificanti.
  • Integra le loot box con altre meccaniche: Non farle diventare l’unica fonte di engagement. Abbina le loot box a sistemi di progressione, sfide, classifiche, ecc. per un’esperienza più ricca.
  • Ascolta il feedback degli utenti: Monitora le reazioni e adatta le probabilità e le ricompense in base a ciò che funziona meglio.

Ricorda sempre la cautela. Le loot box sono una meccanica potente, ma anche controversa. Un utilizzo sbagliato può danneggiare la reputazione del tuo progetto e alienare i tuoi utenti. Sii responsabile, metti al primo posto il benessere delle persone che interagiscono con il tuo sistema e chiediti sempre se c’è un modo più etico e altrettanto efficace per raggiungere i tuoi obiettivi di gamification.

Esempi di Loot Box

Iniziamo a vedere come la “loot box mentality” (anche se non la chiamiamo così) è già presente in diversi ambiti della nostra vita, per poi capire come possiamo adattarla e potenziarla con la gamification.

Loot Box “Analogiche”: Esempi dal Mondo Reale

Prima di parlare di pixel e app, pensa a quante volte ti sei imbattuto in meccaniche simili alle loot box nella vita di tutti i giorni:

  • Le Sorprese dell’Ovetto Kinder: Un classico intramontabile. Compri un ovetto di cioccolato e, oltre al cioccolato, trovi una piccola sorpresa di plastica. Non sai mai cosa ti capiterà, e questo è parte del divertimento. A volte trovi il personaggio che volevi, altre volte qualcosa di meno entusiasmante, ma la curiosità ti spinge a provarne un altro.
  • Le Bustine di Figurine dei Calciatori (o di qualsiasi altra collezione): Apri la bustina e speri di trovare le figurine che ti mancano per completare l’album, magari anche quella “speciale” o rara. C’è un elemento di casualità e la spinta a collezionare e completare la serie.
  • Le Carte Collezionabili di Magic: The Gathering (o simili): Ogni bustina contiene un set casuale di carte, con diverse rarità e poteri. L’emozione di trovare una carta potente o rara è uno dei motori del gioco e del collezionismo.
  • Le “Mystery Box” o “Blind Box” di Oggetti da Collezione: Negli ultimi anni si sono diffuse scatole a sorpresa contenenti oggetti da collezione di vario genere (action figure, gadget, ecc.). Non sai cosa troverai finché non apri la scatola, e questo crea un senso di eccitazione e la voglia di “provare di nuovo”.
  • Le Offerte “A Sorpresa” o “Mystery Deal” nel Marketing: A volte, alcuni negozi online o servizi offrono sconti o prodotti a sorpresa. Paghi un prezzo e scopri solo dopo cosa hai ottenuto. Questo può generare curiosità e spingere all’acquisto.

Loot Box nella Gamification

Ora che abbiamo visto come funziona la “mentalità della scatola a sorpresa” in contesti reali, vediamo come possiamo applicarla in modo creativo nella gamification:

  • “Scrigni di Conoscenza” in Corsi Online: Dopo aver completato un modulo o superato un quiz, gli studenti potrebbero sbloccare uno “scrigno” virtuale contenente materiale bonus (eBook, guide, template), consigli extra o delle monetine da usare nello shop interno. La rarità dei contenuti potrebbe variare.
  • “Mystery Reward” in Programmi Fedeltà: Oltre ai classici sconti fissi, i clienti fedeli potrebbero avere la possibilità di “aprire” una “mystery card” o una “scatola regalo virtuale” con premi variabili: sconti più alti, spedizione gratuita, un prodotto in omaggio a sorpresa o un’esperienza esclusiva (es. un workshop online).
  • “Kit Energia” o “Recovery Pack” in App di Fitness: Dopo aver completato un allenamento particolarmente intenso o raggiunto un obiettivo di fitness significativo, l’utente riceve un “kit” virtuale con ricette salutari esclusive, playlist di recupero muscolare, consigli per il benessere mentale o anche la possibilità di “sfidare” un amico in una competizione amichevole.

Come vedi, l’idea è di prendere il concetto base della loot box – la casualità della ricompensa – e adattarlo agli obiettivi specifici della gamification. Il trucco è rendere le ricompense rilevanti e desiderabili per il tuo pubblico, e bilanciare l’elemento sorpresa con un senso di progressione e merito. Se vuoi esplorare ulteriori esempi di gamification ti consiglio di leggere questo articolo.

Il futuro delle Loot Box

Ok, proiettiamoci un po’ nel futuro: cosa succederà alle loot box nel mondo della gamification? È una meccanica destinata a scomparire sotto il peso delle polemiche o si evolverà in qualcosa di nuovo?

Una cosa è certa: la discussione sulle loot box e la loro somiglianza con il gioco d’azzardo non si spegnerà presto. Questo significa che nel futuro vedremo probabilmente maggiore attenzione alla regolamentazione. Diversi governi in giro per il mondo stanno valutando come inquadrare legalmente le loot box, soprattutto quando coinvolgono l’acquisto con denaro reale. Potremmo assistere a normative più stringenti sulla trasparenza delle probabilità, sui limiti di spesa o addirittura a divieti in alcuni contesti, specialmente quelli rivolti a un pubblico più giovane. Questo non significa necessariamente la fine delle loot box, ma un futuro in cui la trasparenza e la responsabilità saranno fondamentali.

Un’altra tendenza che influenzerà il futuro delle loot box è l’evoluzione delle aspettative degli utenti. Le persone diventano sempre più consapevoli delle meccaniche di persuasione e sono meno disposte ad accettare sistemi percepiti come “predatori” o ingannevoli. Questo spingerà i designer a trovare modelli di loot box più equi e gratificanti, magari con sistemi di “bad luck protection” (che aumentano le probabilità di ottenere oggetti rari dopo una serie di aperture senza successo) o con la possibilità di vedere in anticipo un “pool” di possibili ricompense.

Anche la tecnologia giocherà un ruolo importante. Pensiamo all’integrazione con blockchain e NFT (Non-Fungible Tokens). In futuro, potremmo vedere loot box che rilasciano NFT, ovvero oggetti digitali unici e verificabili, con un valore reale e la possibilità di essere scambiati o venduti al di fuori del sistema di gamification. Questo potrebbe aggiungere un nuovo livello di valore e ownership per gli utenti, ma solleva anche nuove questioni legate alla speculazione e alla gestione dei rischi.

Un’altra evoluzione potrebbe riguardare la personalizzazione delle loot box. Grazie all’intelligenza artificiale, in futuro le loot box potrebbero diventare più “intelligenti”, adattando le probabilità e le ricompense in base al profilo e al comportamento del singolo utente. Ad esempio, un sistema potrebbe capire quali sono gli oggetti o le ricompense più desiderate da un certo utente e aumentare le probabilità di trovarle nelle sue loot box, rendendo l’esperienza più coinvolgente e personalizzata (ma anche potenzialmente manipolativa, quindi l’etica sarà sempre al centro).

Infine, è probabile che vedremo una maggiore ibridazione delle meccaniche. Le loot box non saranno più un elemento isolato, ma si integreranno sempre di più con altre meccaniche di gamification come missioni, crafting di oggetti, sistemi di progressione o eventi a tempo limitato, creando esperienze più complesse e stratificate.

PS
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