«Abbiamo esplorato galassie lontane, salvato la vita a migliaia di principesse, governato megalopoli da milioni di abitanti, viaggiato tra epoche storiche alterandone momenti cruciali, vinto duelli epici e siamo morti e risorti infinite volte». Queste parole connotano quasi tre miliardi di videogiocatori nel mondo abituati a cicli infiniti di ‘Start’ e ‘Game Over’. Un mondo complesso, nato mezzo secolo fa, che ha saputo travalicare i propri confini tecnologici e ludici fino a diventare una lente attraverso cui guardare i cambiamenti economici, sociali, culturali, artistici e linguistici del XXI secolo. Una progressiva svolta ludica della quotidianità che investe tutti, giocatori e non giocatori.

La mostra ‘PLAY – Videogame, arte e oltre’ non invita a giocare, ma a mettersi in gioco. Non è la celebrazione di una delle industrie creative più importanti al mondo, con un fatturato da duecento miliardi di dollari ogni anno, ma un invito ad una riflessione collettiva e profonda sul ruolo che i videogiochi, oggi, rivestono nella vita quotidiana. Play – videogame arte e oltre

Durante il mese di luglio ho avutoli piacere di partecipare all’inaugurazione della mostra Play organizzata presso la Reggia di Venaria a Torino e disponibile fino al 15 Gennaio 2023. Play è una delle mostre più interessanti che ho visto sulla tematica dei videogiochi. L’esposizione osserva un medium in grado di coinvolgere miliardi di persone da molti punti di vista che vanno oltre i classici cenni storici, la dimensione economica del mercato videoludico o l’evoluzione tecnologica delle console. 

Camminando nelle diverse sale della reggia di Venaria sorgono domande, ricordi e un senso di curiosità. In questo articolo trovi alcune domande che mi sono posto durante la visita e alcune considerazioni personali. 

In che modo l’arte ha influenzato i videogiochi?

Le diverse forme d’arte (pittura, scultura, architettura, letteratura, musica, danza, cinema & teatro e fotografia) rappresentano un tesoro di inestimabile valore nella progettazione di videogiochi. Dipinti, racconti, film e architetture hanno ispirato video game giocati da milioni di persone in tutto il mondo. Qualche esempio:

  • ICO ha tratto ispirazione dalle opere di De Chirico  
  • Monument valley e le architetture impossibili di Escher 
  • Assassin’s Creed e le architetture rinascimentali 
  • Okami e le xilografie giapponesi come l’onda di Hokusai
  • Cyberpunk 2077 e Neuromante di Gibson
A sinistra, Giorgio de Chirico, a destra le ambientazioni di ICO. Fonte
A sinistra Okami, a destra le xilografie giapponesi come l’onda di Hokusai
A sinistra Monumentai Valley, gioco per smartphone ispirato ad Escher e ad architetture del mondo reale.

Un fatto curioso è che non tutti i videogiocatori conoscono l’opera d’arte a cui si è ispirato il gioco. Milioni di persone hanno passato il loro tempo su Monument Valley senza conoscere Escher o esplorato ambientazioni oniriche permeate da un cosmic horror su Bloodborne senza aver letto Lovecraft.

Per alcuni visitatori Play può trasformarsi in un ponte tra gioco e arte che fa conoscere opere inedite e prima sconosciute. Questo “ponte”, utile ai videogiocatori poco interessati all’arte, si potrebbe estendere ad altri contesti come le scuole. Conoscere le opere che hanno ispirato un videogioco a volte regala piccole soddisfazioni come la comprensione di riferimenti e easter egg nascosti sapientemente dagli sviluppatori. 

I videogiochi sono la decima forma d’arte?

L’esposizione ad un certo punto ribalta il punto d’osservazione e mostra come oggi i videogiochi siano in grado di influenzare l’arte contemporanea. Da diversi anni escono film, serie tv, opere d’arte digitali ispirate o influenzate dai videogiochi che ormai hanno raggiunto un grado di maturità straordinario. 

Artisti come Bill Viola, Invader, Cao Fei, Jago, Tabor Robak, il collettivo AES+F e Federico Clapis hanno attinto al linguaggio del videogioco in alcune delle loro opere fisiche o digitali. La mostra Play espone alcune di queste opere d’arte: 

Scultura AES+F che rappresenta i soldati di Half Life Fonte
NFT di Federico Clapis Fonte

Personalmente ritengo che alcuni videogiochi si possano considerare tranquillamente opere d’arte.
Uno degli aspetti interessanti dei videogiochi è l’interattività, non presente in altre forme d’arte come il cinema, la scultura il fumetto e la fotografia. L’interattività aggiunge alla discussione degli argomenti peculiari… 

Il giocatore realizza opere d’arte?

I videogiochi sono interattivi. Il giocatore non è uno spettatore passivo ma ha un ruolo attivo caratterizzato da diverse sfumature e gradi di complessità (giocare a GTA non è come guardare un film). L’interattività può trasformare i giochi in strumento per la produzione di opere artistiche da parte dei giocatori:

Minecraft permette di costruire mondi virtuali, architetture, paesaggi e città. Spesso la realizzazione di questi ambienti virtuali richiede la collaborazione di decine di persone: 

“Illegal Architecture” realizzata in Minecraft da 145 persone Fonte

Il videogioco Spore attraverso i suoi editor fornisce ai giocatori la possibilità di progettare esseri viventi, astronavi e architetture. Le creazioni della community vengono usate per arricchire il mondo di gioco con asset non presenti nella fase di lancio. 

Alcuni giocatori di Farmville hanno utilizzato i propri campi e le diverse culture per creare opere d’arte temporanee che scompaiono con il periodo del raccolto:

Esempio di opera realizzata con Farmville Fonte

Il giocatore è padrone del sudore della propria fronte? 

Tutte questi contenuti generati dagli utenti, che ogni tanto possono essere considerati opere d’arte, sono di proprietà esclusiva della casa che ha sviluppato il videogioco. Questo fatto genera una serie di problematiche. Immagina di passare centinaia di ore con i tuoi amici per progettare l’astronave perfetta all’interno di un gioco per poi ritrovarti nei seguenti scenari: 

  • Il gioco non viene più supportato e vengono spenti i server in cui è salvata la tua astronave. 
  • Non puoi utilizzare l’astronave in altri giochi o servizi online. 
  • L’astronave viene copiata da altri giocatori e scambiata per una loro invenzione. 
  • Non ottieni un beneficio economico all’interno del sistema per la tua opera. 

Nei prossimi anni il web3 potrebbe risolvere parte di questi problemi attraverso nuovi strumenti già utilizzati in alcuni videogiochi: 

  • Criptovalute: valute virtuali basate sulla tecnologia blockchain. Possono essere scambiate, convertite in altre valute, accumulate e spese. In alcuni casi si possono usare in diversi giochi, spesso sono convertibili in euro e dollaro. 
  • NFT: “certificati digitali” che identificano in modo univoco la proprietà di un prodotto digitale. Gli NFT possono certificare il fatto che sei l’artista che ha ideato l’astronave. 
  • Portafogli virtuali: sono come un “conto corrente” che permette di accumulare o scambiare criptovalute o NFT. 

Queste nuove tecnologie che per motivi di spazio ho descritto in tre righe stanno creando una nuova modalità di gioco: il play to earn “gioca per guadagnare”. Nel play to earn il videogiocatore ha la possibilità di guadagnare denaro reale attraverso il gioco (come nel poker online). La diffusione di questo modello di business in futuro potrebbe spostare la motivazione di parte dei giocatori. Il videogioco potrebbe diventare un media in cui il confine che divide l’intrattenimento dal lavoro è molto sfumato.

I videogiochi sono mero intrattenimento? 

In una sezione di Play si possono provare dei serious game. I serious game sono dei giochi progettati principalmente per fini diversi rispetto al mero intrattenimento. In questi casi il gioco permette al giocatore di apprendere, di sbagliare senza conseguenze, di empatizzare con culture lontane, di rivivere momenti storici del passato. Con il passare degli anni i giochi si stanno spostando dai salotti e dalle sale giochi e stanno entrando nel mondo del lavoro, nella scuola e nella formazione dei cittadini. Sono molto curioso di vedere come evolverà questo mercato nei prossimi anni. Se sei interessato alla tematica ti consiglio di leggere questo mio articolo sul tema.

Gli avatar sono una maschera oppure permettono di svelare la propria identità?

Da qualche mese hai iniziato a giocare ad un videogioco online. È sera. Decidi di iniziare una nuova partita. Tra i tuoi compagni di squadra c’è uno stregone di livello 60 chiamato Azatoth_23. Inizia qualche schermaglia e ti coordini in chat con Azatoth. Scopri che è un ragazzo simpatico e che si chiama Luca, decidi di aggiungerlo alla lista amici. Passano delle settimane e rimani in contatto con Luca via chat, tra una partita e l’altra scopri che condivide la tua passione per lo sviluppo di siti web. È letteralmente una biblioteca vivente sul tema. Luca ti sta simpatico, gli chiedi di uscire a bere una birra. Luca ti risponde che non può, non ha la patente, ha 17 anni e non c’è un mezzo pubblico in grado di portarlo vicino al pub.  

Quante volte ti è capitato di giudicare una persona dal suo aspetto fisico o dalle sensazioni che ti ha trasmesso di primo acchito? Spesso le sensazioni iniziali, i preconcetti influenzano il modo in cui interagiremo con gli altri. In alcuni giochi gli avatar permettono di costruire una nuova identità virtuale che cela l’apparenza fisica. Puoi interagire con l’altro solamente tramite chat o chiamata vocale. Aspetti come l’età, l’abbigliamento, l’altezza, l’etnia, la bellezza vengono celati e non possono essere utilizzati per formare pregiudizi. Forse questo è uno dei pochi casi in cui puoi entrare in contatto con la reale identità del tuo interlocutore.

Gli avatar e l’anonimato non sono sempre rose e fiori. La possibilità di creare identità completamente nuove e non riconducibili alla propria persona fisica può generare mostri. Nel gioco puoi fare e dire di tutto senza mettere in gioco la tua reputazione. Insulti qualcuno? Ti comporti male? Bari? Ti sfoghi nei 5 minuti d’odio? Alla peggio vieni bannato e puoi creare un nuovo account. 

I giochi più avanzati hanno arginato il problema attraverso una “reputazione digitale” collegata al tuo account. Tuttavia questa strategia non è sempre possibile e in altre piattaforme come i social network o YouTube questo fenomeno è ancora molto presente. 

Una sezione di Play ha delle foto toccanti di Robbie Cooper che ha confrontato persone reali con i loro avatar nei giochi online:

Robbie Cooper – Fonte
Robbie Cooper – Fonte

Tu come progetti il tuo avatar? Ti rappresenta fisicamente? Rappresenta l’eroe che vuoi essere dentro il gioco? Rappresenta il ruolo che vuoi interpretare dentro l’ambiente virtuale?

Che impatto hanno i videogiochi nella nostra cultura?

Il videogioco fa parte della mitologia contemporanea. Un filo rosso accomuna le grandi storie umane come l’Epopea di Gilgamesh scritta più di 4000 anni fa, l’Odissea, la divina commedia ed opere più recenti come Harry Potter, il Signore degli Anelli, Star Wars. I videogiochi sono una delle forme più recenti di mitologia che includono temi come il viaggio dell’eroe, l’eros, la morte, l’amicizia e la ricerca di sé. Capolavori come Florence, Death Stranding, To The Moon e The Last of Us fanno vivere emozioni uniche ai videogiocatori e lasciano una traccia che ci accompagna per anni. L’interattività e l’immersività dei giochi probabilmente rende ancora più forte il ricordo impresso nella nostra memoria. Se ti interessa l’argomento ti consiglio di vedere questo video di Michele Boldrin e Adriano Palma in cui si discute sul perchè cinema, tv, videogiochi e social han molto piu’ successo dei libri.

Conclusione

Play è senza dubbio una delle mostre più interessanti sulla tematica dei videogame. Faccio i complimenti al curatore Fabio Viola e a tutto il team per l’iniziativa unica nel suo genere. Se passi vicino la Reggia di Venaria a Torino entro il 15 Gennaio 2023 ti consiglio di fare un salto. In questo articolo ho parlato solo di alcuni aspetti della mostra. C’è molto altro da scoprire e durante la visita potrai provare alcuni dei giochi citati nella pagina.

Quello che hai appena letto è stato scritto da ProjectFun, la prima community italiana sulla gamification. Per trarre il massimo da questo articolo prova a completare una delle seguenti missioni: 

  1. ✅  Base leggi l’articolo
  2. Facile commenta qui sotto indicando quale gioco secondo te può essere considerato opera d’arte.
  3. Medio guarda la puntata del podcast di ProjectFun in cui parliamo con Fabio Viola, uno dei curatori della mostra.
  4. Difficile ascolta il podcast della mostra e scopri le storie che si celano dietro alcuni videogame.
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